Teatro del Canovaccio​

 

Via Gulli 12 - Catania

 

Tel: 391 48 88 921

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FATTO IN CASA dal 5 all'8 novembre 


Testo, regia, scene e luci di Nino Romeo.


Interpreti: Graziana Maniscalco e Nino Romeo 
Produzione: Gruppo Iarba/Gria Teatro 

Dopo 13 anni dalla prima rappresentazione al Metateatro di Roma, torna in scena “Fatto in casa”, (dramma in quanti atti?)....scritto, diretto ed interpretato da Nino Romeo e Graziana Maniscalco.   

Un uomo giace su un letto, morto e composto. Entra una donna piangente. L’uomo si desta: i due parlano, si affrontano, ricordano. Poi, la donna si stende sul letto; l’uomo la compone e va via per poi rientrare, piangente. La donna si desta: i due parlano... All’interno di un impianto geometrico che richiama vagamente Girotondo di Schnitzler si susseguono sei scene nelle quali l’uomo e la donna assumeranno i ruoli di Padre e Figlia, Moglie e Marito, di Amanti; di Madre e Figlio, di Marito e Moglie e, ancora, di Amanti, per perdere, infine, nell’Epilogo, ogni connotazione relazionale e scoprirsi Uno e Una (o, forse, due Niente). Pur mantenendo una costante identità, il marcato dialetto catanese consente all’uomo e alla donna di affrontare ciascun ruolo con l’acceso realismo di un’identificazione forzata. A questo realismo fa da contrappeso l’ostinato lirismo dei dialoghi, imperniati su un unico argomento: il sesso; o meglio, la sua genitalizzazione. E geometria, identità e mutazione di ruoli, realismo, lirismo, morte, sesso non perseguono alcuna astrazione o metafora, nessun tentativo di indagare recondite turbe nei rapporti familiari e coniugali ed extraconiugali; l’Uomo e la Donna, forse, hanno subìto un sogno -un incubo- all’unisono.   

Torna Fatto in casa che per tredici anni, dal 1993, anno del debutto al Metateatro di Roma, sede storica del teatro di ricerca italiano, al 2005 ha effettuato oltre 400 repliche in tutta Italia.  

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Responsabile Ufficio Stampa: Anna Alberti info@teatrodelcanovaccio.it
FIGLI MASCHI dal 3 al 6 dicembre
Testo e regia di Camillo Mascolino 
Interpreti: Giovanna Criscuolo e Valentina Ferrante    

Arriva al Teatro del Canovaccio “Figli Maschi”, spettacolo brillante che porta in scena i personaggi di due madri terribili, eccessive e debordanti, che affrontano la crescita e l’inesorabile distacco dei propri figli adolescenti in modo morboso.   
L’eterna tematica dell’attaccamento madre-figlio e della “sindrome dell’abbandono” – a ruoli  invertiti - fa da sfondo ad un tentativo disperato e feroce di preservare un legame sacro ma destinato ad evolversi, allentarsi, ed infine spezzarsi. Ed è proprio per evitare l’ineluttabile incedere delle leggi di natura che queste due madri, signore perbene e dedite al culto della maternità, si alleano tra di loro, tentando con ogni mezzo di evitare che i rispettivi legami di sangue vengano rescissi, imponendosi di preservare i propri figli da esperienze amorose potenzialmente traumatizzanti, accordandosi e scontrandosi ciclicamente l’una con l’altra, in un girotondo senza soluzione di continuità in cui entrambe, a tratti complici ed a tratti rivali, giungeranno alla soluzione finale, sconcertante e paradossale, che però non consentirà loro di rimediare ai danni compiuti. Uno spettacolo ironico ed esilarante, permeato di sfumature che rimandano al teatro dell’assurdo, dal ritmo scoppiettante e pieno di gag, che non lascia tregua al pubblico, grazie soprattutto all’interpretazione delle due attrici catanesi, Giovanna Criscuolo e Valentina Ferrante. Testo e regia di Camillo Mascolino.
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Responsabile Ufficio Stampa: Anna Alberti info@teatrodelcanovaccio.it
MORTE DI UN GIUDICE dal 21 al 24 gennaio
Testo di Giovanni Coppola 
Adattamento e regia: Laura Giordani
Interpreti: Saro Pizzuto, Laura Giordani, riccardo Vinciguerra

Un giudice, la sua scorta, il portinaio di uno stabile. 
Una Fiat 126 verde parcheggiata, 75 kg. di tritolo al suo interno, l’innesco azionato dal sicario mafioso Antonino Madonia. 
Poi la tragedia che ha in bocca l’amaro sapore di una Verità conosciuta da tutti ma troppo spesso ignorata. Una storia che si ripete, in una terra, quella di Sicilia, che da decenni assiste inerme alla violenza, all’ingiustizia, alla mano impietosa di una mafia che porta sempre a termine ciò che si è prefissato. E questa volta, in questa storia, la mafia punta il dito contro Rocco Chinnici, il magistrato che ha creato il rivoluzionario “pool antimafia” volto a mettere in crisi quel sistema conosciuto come “Cosa Nostra”. Sistema che, proprio grazie al lavoro di un team di giudici coraggiosi, viene finalmente identificato nei contorni reali, smantellandone dall’interno l’impianto gerarchico, dando una scossa all’intera società civile, sfidando una politica spesso collusa ed aprendo gli occhi a quei poteri forti che fingono da sempre di non vedere e di non sapere. Fino all’epilogo finale.                                                                                                                      L’unico in grado di conciliarsi con la logica della sopraffazione e della violenza. La tragedia è vissuta e raccontata in una dimensione irreale da Stefano, il portinaio dello stabile dove viveva Rocco Chinnici. Stefano e il giudice erano diventati amici e s’intrattenevano spesso, una volta chiuso il portone alle loro spalle, in momenti che avevano il sapore della normalità. Stefano racconta quel 29 luglio del 1983, quella calda giornata di una Palermo testimone perenne della lotta tra Stato e Mafia, ove i confini tra la legalità e gli “accordi” sono davvero labili. Storia che si ripete. Guerra eterna tra bene e male. Che non può e non deve essere dimenticata. Perchè, come affermato dallo scrittore Carlos Ruiz Zafon, “le guerre negano la memoria dissuadendoci dall’indagare sulle loro radici, finché non si è spenta la voce di chi può raccontarle. Allora ritornano, con un altro nome e un altro volto, a distruggere quel poco che avevano risparmiato”. Ed è proprio questo che si dovrebbe evitare.
saro_zoomlaura giordani - foto di patrizia scilla

Responsabile Ufficio Stampa: Anna Alberti info@teatrodelcanovaccio.it
MISURA PER MISURA dal 11 al 14 febbraio
Testo William Shakeapeare
Adattamento e regia di Nicola Nino Martoglio
Assistente alla regia: Gabriella Caltabiano 
Foto di scena: Gianluigi Primaverile 
Produzione: Palco Off
Interpreti: Francesco Bernava, Daniele Bruno, Stefania di Pietro, Carmen Panarello, Giovanni Santangelo, Alice Sgroi, Riccardo Vinciguerra.

Una novizia idealista, un prete in carriera, un politico potente.   
Tre mondi interiori diversi ma accomunati da un desiderio fortissimo: quello di vivere la propria esistenza - chi con determinazione, chi con estremo rigore e chi con capriccio e godimento - “senza misura”. Le esistenze dei tre personaggi sembrano infatti suggerire che la vita può avere senso solo se essa si traduce nella possibilità concreta di realizzare i propri ideali (o piaceri) in totale autonomia e libertà. Seguendo i propri istinti, la propria sensibilità, le proprie convinzioni. Senza limiti, senza compromesso alcuno. Senza, appunto, alcuna “misura”.   
Eppure il cammino verso i desideri è spesso costellato da incontri e  scontri, ostacoli e battute d’arresto, eventi che generano solo Dolore.   E infatti i tre personaggi dovranno confrontarsi con i fallimenti che piegano, con gli ideali irrealizzabili, e soprattutto con quei compromessi da sempre rifiutati aspramente. La novizia dovrà pertanto scegliere tra la propria castità ed una verginità da sacrificare per salvare il proprio fratello; il prete assisterà impotente allo scontro tra il proprio rigore e le proprie pulsioni sessuali; il politico dovrà confrontarsi con la personale incapacità di trovare un appagamento definitivo.   Una dialettica, quella tra il bene e il male, insita negli eventi come nelle pieghe dell’anima di ciascuno. Uno scontro che genera fallimento il quale, a sua volta, inevitabilmente, diviene Padre di ogni Dolore.   Lo spettacolo, prodotto dalla compagnia “Palco Off”, andrà in scena al Teatro del Canovaccio dall’11 al 14 febbraio. Per informazioni e prenotazioni telefonare ai numeri: 3473124498, 330847394, 3284254497.   
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UN ALTRO POE dal 25 al 28 Febbraio
di Eliana Esposito 
dai racconti di Edgar Allan Poe 

Era con i film dell’orrore, tratti dai racconti di Edgar Allan Poe, principalmente diretti da Roger Corman, che da bambini, con le nostre compagnette d'avventure, tra il profumo del mare e quello d'arance, concludevamo le nostre serate estive. Certo quei film, considerati tra l'altro dalla critica "B movie", non avevano la poetica raffinata e immensa di Edgar Allan Poe, ma non ne tradivano affatto le atmosfere e possedevano un fascino che non ho mai più ritrovato in altri film horror. Ancora oggi quando leggo un Poe, mi tornano in mente quegli affreschi gotici, nebbiosi e paludati e soprattutto mi torna in mente il volto di Vincent Price, mitico e intramontabile interprete. Ad ogni film, speravo, fino alla fine, che non fosse lui il “cattivo” (cioè il protagonista), ma, ahimè, puntualmente dovevo rassegnarmi! Probabilmente faticavo ad accettare che il male, da sempre raffigurato come un mostro, un vampiro, un licantropo, una bestia fuori di noi, in realtà fosse dentro noi, dentro la nostra psiche. I mostri siamo noi! Questa era la novità (una delle tante) che Poe portò nella letteratura, questa la novità che Corman riuscì a portare efficacemente sullo schermo. 
Noi tenteremo di portare "Un po' di Poe" a teatro. Ma non aspettatevi proprio Poe, aspettate un altro Poe! 
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Responsabile Ufficio Stampa: Anna Alberti info@teatrodelcanovaccio.it

CRONICA dal 7 al 10 aprile                  

Testo, regia, scena e luci: Nino Romeno
Interprete: Angelo Tosto
Musiche: Franco Lazzaro
Produzione gruppo Iarba/Gria teatro

Un fatto di sangue: un matricidio. Sette personaggi (un muratore, un commissario di polizia, una vicina di casa della vittima, un carabiniere, un prete, il fratello dell’omicida, un barbone), tutti interpretati dallo stesso attore, si alternano sulla scena per apportare tessere di notizie al mosaico della vicenda. Ma il quadro che alla fine risulta è inquietante ed incompiuto. Ciascun personaggio è colto in un momento della propria quotidianità: e tutti imprimono al racconto dei fatti un’impronta cruda -e crudele…-: quel ‘cannibalismo urbano’ che contraddistingue i casi umani quando assurgono a fatti di cronaca. I personaggi si esprimono in una sorta di slang metropolitano; orientato sul versante siciliano per quattro di loro), su quello napoletano (per il commissario di polizia), su quello dell’Italia del nord (per il carabiniere); soltanto il barbone parla una lingua autentica (che per semplificazione ci ostiniamo a definire dialetto).   Ho scritto Cronica nel 1985:  l’anno dopo ho allestito lo spettacolo che ha girato la Penisola per due stagioni. L’allestimento attuale parte dal confronto tra me, autore e regista ed Angelo Tosto, attore che seguo da tempo e che stimo. E, in questo confronto, la scrittura scenica mi farà apparire questo testo di trent’anni fa come scritto da un me “attuale”.
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Responsabile Ufficio Stampa: Anna Alberti info@teatrodelcanovaccio.it
TI LOVVO  dal 26 al 29 maggio
Testo Francesca Agate
Regia Plinio Milazzo

In una realtà ormai dominata da internet, ove le relazioni umane si valutano dal numero di “mi piace” presenti su facebook ed il valore di ogni persona si giudica dalla quantità di tweet cliccati sul suo profilo, ecco apparire “Ti lovvo”, l’applicazione di un social network dedicata agli smartphone.   Ti lovvo non serve a cercare vecchi o nuovi amici, non è uno spazio virtuale ove confrontare i pensieri di ciascuno, nè un ambiente telematico ove incontrare l’amore vero. Essa è piuttosto una facile “chat ormonale”, che magari localizza la pornostar della porta accanto e che soprattutto supporta coloro che hanno difficoltà a confrontarsi con le inarrestabili mutazioni genetiche femminili, che danno vita a nuove donne efficienti, ciniche, pragmatiche e concrete, sempre più in carriera, che parlano di calcio e che sembrano disprezzare ogni forma di arcaico romanticismo.   Cosa rimane dell’epoca in cui, dopo mesi di struggente corteggiamento, la fanciulla amata cedeva finalmente al primo bacio? Cosa rimane del tempo perduto in cui la carezza di una donna aveva un sapore dolce di tenerezza commista alla passione? Ma soprattutto, cosa deve fare oggi un uomo per “conquistare”?   Lo spettacolo “Ti lovvo” è una commedia brillante, che analizza i rapporti di coppia dei nostri giorni, con un nuovo romanticismo post-atomico dove tutto è diventato molto più semplice e dove finalmente si è compreso che “l’uomo non è il cacciatore bensì  è la preda che si costituisce”.   
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