Teatro del Canovaccio
Via Gulli 12 - Catania
Tel: 391 48 88 921
Quando ho iniziato a scrivere questo testo e a pensare di imbastirlo per il teatro, era in pieno periodo della pandemia Covid-19; per me dell'aberrazione, delle costrizioni, dell' adeguamento a rigide regole comportamentali, dell' annientamento psicosociale, della paura, dello sconforto. Signorsi! È la matassa, dunque, è l' esorcizzazione tragicomica del dramma della sopravvivenza a eventi negativi da cui si ereditano inevitabilmente traumi, paure, vizi e disillusioni. È tuttavia il percorrere, attraverso una comunicazione serrata ed individualista dei due protagonisti, Miles, il custode del luogo e Lady Bag, la crocerossina, delle personali reazioni al vissuto e di quanto l' esperienza giochi un ruolo fondamentale nella esistenza di ogni individuo e nelle alternative che la vita può offrire. Miles e Lady Bag sono i protagonisti antagonisti della vicenda, sono io, siete voi, ognuno con la propria storia introspettiva e contaminata da malessere. Cosa hanno in comune? Entrambi esternano le loro convinzioni: il tutto attraverso la ricerca spasmodica di un respiro d' aria nuova, diversa, salubre quasi a significare che basti questo a sollevarci tutti dall' angoscia perché consapevoli di esistere e di avere ancora altre opportunità di vita e di riscatto. È possibile, quindi, che lo stato d' animo incalzante e apparentemente folle che caratterizza i due personaggi calati in una realtà illusoria, celi la cruda verità e un incentivo alla resilienza attraverso l'espediente del sorriso che tento di strappare al pubblico. Scrivo tendendo una mano, manifesto un' ancora di salvezza priva di promesse ma che possa servire da traino affinché ciascuno decida se tentare di lasciarsi alle spalle l'ansia e il ricordo di un brutto momento, sia che si tratti perfino di una guerra universale o di una battaglia personale, per proiettarsi verso un mondo migliore dove l' empatia rimane una formidabile arma da impugnare ai fini dell' unione tra popoli e civiltà.
Solo le anime elette riescono a trovare un punto di incontro seppur in sogno, nel gioco, nella finzione o nella realtà. Affidarsi all' altro per ricongiungersi pur mantenendo il proprio punto di vista; quel bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, resta il dono prezioso e incommensurabile di libertà, della scelta arbitraria e democratica di cosa fare della propria vita.
Agata Raineri
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Un omaggio alla figura del grande Ettore Petrolini, attore, cantante, uomo di spettacolo a tutto tondo che attraverso i suoi Sketch, le parodie e le canzoni ha incantato le platee italiane ed internazionali dei primi decenni del '900 (fino al 1936, anno della sua prematura scomparsa).
Con una comicità personalissima tendente al surreale e all'assurdo Petrolini rivoluziona il concetto di attore comico di intrattenimento tipico del varietà e della rivista: prende spunto dalla realtà del costume e delle convenzioni sociali creando personaggi apparentemente 'idioti' ma che in realtà fanno il verso all'idiozia che pervade la società dell'epoca. L'uso che fa della parola, infatti, non è quello dei suoi contemporanei che amavano dilettarsi in filastrocche e scioglilingua: egli si diverte a distruggere e a ricreare non solo l'aspetto verbale ma anche quello concettuale del significato. Non è un caso che fosse tanto amato dai Futuristi!
Per molti anni dimenticato Petrolini ritrovò nuova e giusta fama negli anni '70 e '80 grazie ad interpreti come Mario Scaccia, Nino Manfredi, Enrico Montesano e soprattutto Gigi Proietti ed è oggi riconosciuto come uno dei padri, insieme a Totò, della comicità moderna nazionale.
Gaetano Lembo con Ti à piaciato? ci offre l'occasione di ammirare in scena alcuni tra i brani più celebri del suo antico concittadino: Gastone, Giggi er bullo, I salamini in cui musica e parole si alternano per mettere in ridicolo i luoghi comuni e i pregiudizi piccolo borghesi, Ma l'amor mio non muore definita tra l'altro da Marinetti e Corra “Un vero capolavoro!” su L'Italia futurista nel 1917, La canzone delle cose morte oltre a tanti altri brevi e pungenti brani (Colmi, Barzellette, articoli di giornali). In realtà nella creazione dello spettacolo Lembo non solo interpreta i brani ma veste completamente gli abiti del personaggio Petrolini pensandolo nel suo camerino prima di un ipotetico spettacolo mentre ripassa il copione, scrive testi e chiede consigli all'amico Arturo (altra celebre sua creazione) sulla bontà o meno di questo o quel 'pezzo' e mostrando ai suoi amici immaginari (il pubblico) ciò che di lì a breve andrà a rappresentare.
Uno spettacolo di prosa dunque che vede come protagonista un comico del Varietà ma che nella messa in scena e nel rapporto che crea con gli spettatori si trasforma nella forma a noi contemporanea dell'ironico artista monologante del Cabaret.
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La Mite è un racconto poco conosciuto, ma di notevole valore, del grande scrittore russo Fëdor Dostoevskij. Fu definito dal critico Leonid Grossman come “una delle storie di disperazione più potenti nella letteratura universale”, ed è uno dei primi "flussi di coscienza". È un racconto affascinante, a tratti morboso e oscuro, senza pietà, avvolto da un nichilismo tragico. La profonda conoscenza dell’umano del grande maestro lo fa parlare direttamente a noi, alle zone più recondite del nostro animo. Esso disvela, con conoscenza chirurgica, i rapporti di potere – a volte nascosti o negati – che si possono celare dietro un rapporto amoroso. Lo fa attraverso un protagonista che ha perso il suo posto nel mondo, in cerca di una vendetta nei confronti della società. Lo fa attraverso una donna che lui ha scelto, appositamente giovane e ingenua, per essere totalmente sua.
In questo spettacolo la regia di Davide A. Toscano e di Valeria La Bua ha deciso di dare voce al protagonista, il prototipo dell’uomo del sottosuolo, interpretato da Giovanni Arezzo. Accanto a lui, invece, la figura insondabile della Mite, chiusa nel silenzio della propria infelicità. Questi due personaggi, marito e moglie, uomo e donna, si fronteggiano come dei duellanti: costretti a combattere tra di loro, ma “umani troppo umani” in cerca di salvezza, amore o, forse, soltanto di una via di fuga.
Commedia musicale in atto unico dal titolo “Angelina degli spiriti” di Antonella Sturiale - da un’idea di Saro Pizzuto - musiche di Alessandro Cavalieri - Regia di Saro Pizzuto
12-13-14 maggio 2023 Teatro del Canovaccio Catania
“C’era una volta un castello per la via. Fu chiamato di Leucatia”.
E c’era una giovane donna, Angelina che aveva un grande sogno di nome Amore.
Ma questo sogno mancato mori’ con lei e si rifugiò in un mondo parallelo oltre la vita dove non esiste paura, non esiste ipocrisia e tutto si trasforma in magia, in fiaba e diventa onirica ricerca della verità e della felicità.
Vi porteremo con noi in un viaggio nell’anima di una donna e del suo angelo custode che si prenderà cura di lei come un gioiello di rara fattura nel proprio scrigno